Le malattie reumatiche hanno un’altissima prevalenza nella popolazione, superiore alle patologie cardiovascolari e neoplasiche e rappresentano, rispetto a queste, un causa più frequente di disabilità. Non a caso le patologie reumatiche sono fra i più comuni motivi di visita ambulatoriale oggi in Italia.Spesso in caso di dolori articolari o di mal di schiena si sente parlare, a volte impropriamente, di “reumatismi”. Ma cosa sono realmente e cosa fare? Nel corso di questo articolo tenterò di chiarire il concetto di malattia reumatica e di spiegarvi in quali patologie reumatiche la fisioterapia può essere di aiuto, iniziando dall’osteoporosi.
Cosa si intende per malattie reumatiche e cosa è la Reumatologia?
- Sono considerate “reumatiche” tutte le condizioni patologiche caratterizzate da sintomatologia dolorosa a carico delle articolazioni e delle strutture anatomiche ad esse correlate come le ossa, i muscoli, i tendini, i legamenti o le borse sinoviali;
Una buona parte delle malattie reumatologiche comprende una o più delle seguenti caratteristiche:
- Presenza di una condizione infiammatoria più o meno intensa;
- Stretto rapporto con i processi infettivi;
- Condizionamento della reattività del soggetto, in rapporto con le risposte immunitarie o tissutali o più semplicemente con una ipersensibilità alla sintomatologia dolorosa.
Questo complesso di malattie è affidato alla Reumatologia, una branca della Medicina Interna che si interessa dello studio delle cause, della diagnosi e del trattamento delle patologie mediche articolari e muscolo scheletriche.
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Quali sono le malattie reumatiche più comuni?
Le malattie reumatiche più conosciute sono l’Osteoporosi, l’Artrosi e l’Artrite poiché rappresentano oltre il 90% delle condizioni morbose invalidanti a causa del sistema locomotore. In questo articolo vi parlerò dell’osteoporosi e di come la fisioterapia può offrire il suo contributo nel trattamento di questa patologia.
Cosa è l’osteoporosi?
L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da un deficit del tessuto osseo che si traduce in un aumento del rischio di fratture. La degenerazione ossea causata da questa condizione è sia di tipo quantitativo, per una riduzione della massa ossea, che qualitativo, per alterazione dell’architettura delle ossa.
L’incidenza aumenta con l’età e colpisce principalmente le donne, con un rapporto di 3 a 1 rispetto agli uomini. Il rischio di subire una lesione ossea osteoporotica dopo i 50 anni supera il 40 % nelle donne e il 20% negli uomini. In questi casi le sedi più colpite sono il polso, il collo del femore o di una vertebra.
Perché si riduce la massa ossea e perché sono più colpite le donne?
La diminuzione della massa ossea per unità di volume può derivare principali, ente da due fattori:
– dallo sbilanciamento del rimodellamento osseo, per un eccessivo assorbimento del tessuto osseo “vecchio” e/o una ridotta produzione di tessuto osseo “nuovo”. La causa più comune è l’invecchiamento, ma possono incidere anche l’immobilizzazione, alcuni farmaci ecc..
– dall’aumento del processo di rimodellamento osseo, che si associa alla riduzione della produzione di estrogeni con la menopausa e che tende ad amplificare i processi di degenerazione legati all’invecchiamento, farmaci, ecc..
Come ci accorgiamo se soffriamo di reumatismi
L’unica manifestazione clinica dell’osteoporosi purtroppo è legata al rischio di fratture. In molti si accorgono di avere un’importante condizione osteoporotica solo dopo aver subito una lesione ossea, a causa di una ridotta resistenza dell’osso.
I fattori di rischio sono molti:
- l’età;
- Il sesso;
- l’inattività fisica;
- Il ridotto apporto di calcio;
- Fattori genetici
Quindi se siete donne, avete superato i 50 anni, non praticate sport e avete avuto casi di osteoporosi in famiglia, il nostro consiglio è quello di effettuare un’indagine densitometrica in modo da tenere sotto controllo la vostra massa ossea e l’eventuale rischio di frattura.
Quale è la terapia?
La fisioterapia è un ottima integrazione alle cure farmacologiche. Impostato uno specifico programma di esercizi e avvalendoci di strumenti ad alta tecnologia come: la pedana vibrante ( https://www.medben.it/pedana-vibrante-fisioterapia-roma/ ) e la Delos Postural Proprioceptive System ( https://www.medben.it/2015/10/05/quale-macchinario-utilizzare-per-la-riabilitazione-fisioterapica/ ) si può stimolare il tessuto muscolo scheletrico e migliorare l’equilibrio e la propriocettività del soggetto, in modo da contribuire alla riduzione del rischio di caduta e di frattura.
Proprio riguardo la pedana vibrante, molti studi, come quello di Rubin e coll. pubblicato sulla rivista Nature nel 2001, sembrano attestare addirittura che le vibrazioni potrebbero sostituire i farmaci nella cura e nella prevenzione dell’osteoporosi.
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