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Cos’è l’artrosi

L’artrosi è una patologia degenerativa che colpisce molte articolazioni del nostro corpo, come l’anca e il ginocchio. Solitamente insorge in tarda età poiché con gli anni avviene un assottigliamento dello strato cartilagineo che è interposto fra un osso e l’altro.

La cartilagine ha la funzione di creare congruenza fra le superfici articolari e di ammortizzare il contatto tra le ossa. Quando lo strato cartilagineo viene a mancare, i capi ossei non hanno più alcuna superficie che li separi ed entrano a stretto contatto tra loro, contatto che a lungo andare porterebbe a “consumare” le superficie articolari a causa dello sfregamento tra di loro. Il nostro sistema reagisce a questa condizione con la produzione degli osteofiti, che sono piccole formazioni di tessuto osseo in eccesso, e hanno lo scopo d limitare il movimento, il quale per assenza / riduzione dello strato di cartilagine sarebbe danno per la struttura ossea.

Spiegata con parole semplici è questa la condizione biologica alla base della sintomatologia artrosica, che è caratterizzata da:

  • Infiammazione della capsula articolare;
  • Dolore localizzato all’inizio del movimento;
  • Gonfiore locale;
  • Limitazione funzionale e dell’arco di movimento sia a causa del dolore che a causa della formazione degli osteofiti;
  • Formazione di geodi ossei (cavità patologica nel tessuto osseo).

Come viene diagnosticata l’artrosi

L’artrosi viene diagnosticata attraverso una valutazione clinica che tiene conto della limitazione articolare e della sintomatologia dolorosa, e viene confermata dalla visione di un esame radiologico RX con il quale si può vedere in che condizioni si trova il tessuto osseo dell’articolazione presa in esame.

Quali sono i fattori di rischio dell’artrosi

  • Età oltre i 50 anni;
  • Sesso femminile;
  • Ereditarietà;
  • Utilizzo ripetuto di una specifica articolazione. I fisioterapisti e i massaggiatori a causa del loro lavoro manuale, dopo circa anni di attività hanno un alto rischio di essere affetti dall’artrosi dell’articolazione alla base del pollice: la rizoartrosi; inoltre sembra che l’uso costante del cellulare sia un altro importante fattore predisponente per questa condizione.

L’artrosi del pollice: rizoartrosi

Si chiama “rizoartrosi” o “artrosi del pollice” quando l’articolazione trapezio-metacarpale è affetta da artrosi. Questa articolazione è situata alla base del pollice, ed è una condizione comune a persone con età superiore ai sessanta anni e che hanno praticato un’attività lavorativa manuale.

Questa patologia può essere trattata con intervento chirurgico o con trattamento fisioterapici conservativi, dipende molto dall’entità del danno patologico. In ogni caso l’intervento chirurgico, per la sua invasività, risulta essere l’ultima spiaggia. Per questo anche in casi gravi, prima di passare all’intervento il chirurgo consiglia di effettuare un ciclo di terapie, magari coadiuvato dalla mesoterapia (infiltrazioni), e il più delle volte è sufficiente a migliorare la sintomatologia.

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Trattamento fisioterapico dell’artrosi del pollice

Per rispondere con chiarezza a questa domanda vi parlerò del caso di Manuela, una signora di 60 anni, che da tempo soffriva di un dolore al palmo della mano destra e precisamente in prossimità del pollice, proprio in corrispondenza dell’articolazione trapezio-metacarpale.

La valutazione iniziale

Nel nostro Centro di Fisioterapia a Roma, prima di effettuare qualsiasi tipo di terapia eseguiamo un’attenta valutazione iniziale. È un momento fondamentale, perché ci permette di conoscere e farci conoscere dalla persona che si affida a noi, possiamo esaminare la sua storia clinica e studiare la sua condizione dolorosa. In questo modo abbiamo tutti gli elementi necessari per pianificare insieme al nostro paziente, la strategia riabilitativa che nel minor tempo possibile possa garantirgli di tornare in ottime condizioni di salute. Questo richiede del tempo, circa un’ora e abbiamo scelto di offrire ai nostri pazienti questo servizio, infatti la valutazione iniziale al Centro Medben è gratuita! È un investimento consapevole che facciamo che di mantenere un’alta qualità delle nostre prestazioni.

Tornando a Manuela, nella valutazione ci ha detto che la sintomatologia era iniziata circa due anni fa come un fastidio e si era evoluta in un vero e proprio dolore negli ultimi due mesi.

Manuela ci ha raccontato che il dolore, di un’intensità di 7/10, era presente durante le prese e il sollevamento degli oggetti (es. prendere un bicchiere d’acqua).

Abbiamo valutato che il dolore si presentava:

  • alla palpazione locale;
  • a fine corsa di ogni movimento;
  • nel movimento di flessione contro resistenza.

Abbiamo potuto constatare che la mobilità articolare risultava limitata da alcuni fattori tra i quali:

  • una retrazione capsulo legamentosa;
  • una debolezza dei muscoli estensori e abduttori;
  • un’insufficienza neuromotoria dei muscoli stabilizzatori.

Gli obiettivi del ciclo fisioterapico

Gli obbiettivi del ciclo terapeutico erano:

– il controllo dell’infiammazione;

– la diminuzione del dolore;

– il recupero del range articolare.

Per raggiungerli ci siamo avvalsi di:

mezzi fisici;

tecniche di terapia manuale;

tecniche di bendaggio;

esercizi di rinforzo per i muscoli stabilizzatori dell’articolazione al fine di impedire l’insorgere di recidive.

I Mezzi Fisici utilizzati sono stati i seguenti:

  • Hilterapia, consiste nell’applicazione di uno specifico raggio di luce dal diametro di 5 mm erogato da un dispositivo Laser ad alta potenza.
  • Ultrasuoni: è uno strumento che emette onde sonore a frequenze particolari che riescono a stimolare il tessuto in profondità;
  • Ipertermia: è un macchinario che per mezzo di onde elettromagnetiche produce calore endogeno nella regione bersaglio.
  • Neuromodulatore Interix: è un neurostimolatore che ha lo scopo di ridurre la sensazioe di dolore locale.

L’applicazione della terapia fisica è un ottimo coadiuvante dell’intervento manuale. Stimola la biologia dei tessuti riducendo i tempi di recupero e diminuendo rapidamente la sensazione di dolore. Nel nostro Centro di Fisioterapia a Roma utilizziamo quasi sempre sinergia tra le mani e i dispositivi, in modo da sfruttare il potenziale positivo di entrambi gli approcci.

Tecniche manuali: massaggio per artrosi

In queste condizioni di rigidità capsulare abbiamo lavorato con massaggio trasverso in tutta la mano e tecniche di trazione per distendere la capsula articolare, e recuperare l’elasticità dei tessuti muscolo tendinei.

Tecniche di bendaggio: tapino neuromuscolare

Il Taping Neuormuscolare è una tecnica che si basa sull’applicazione di un nastro elastico che aderisce alla cute e che può avere varie funzioni in baso a come e dove viene applicato. Nel caso di Manuela lo abbiamo applicato per aumentare la stabilità dell’articolazione.

Esercizi di rinforzo muscolare

Abbiamo insegnato alla nostra paziente degli esercizi per stabilizzare l’articolazione e per migliorare il tono dei muscoli troppo deboli. Abbiamo inoltre fatto vedere quali fossero le posizioni da limitare.

Con questo ciclo di fisioterapia siamo riusciti a ridurre notevolmente il dolore a far riprendere al pollice una buona mobilità. Manuela ha ripreso le sue attività, e per mantenere stabile la sua condizione si reca una volta al mese presso il nostro Centro di Fisioterapia a Roma per delle sedute di fisioterapia preventiva.

L’artrosi dell’anca: coxoartrosi

L’artrosi all’anca, dopo la gonartrosi (artrosi al ginocchio) è la più diffusa. È presente soprattutto nelle donne con età superiore ai 60 anni.

Quali sono i fattori di rischio

I fattori di rischio per la coxartrosi sono molteplici, qui di seguito te ne elenco i principali:

  • Disfunzioni di movimento non trattate come l’impingement femoro-acetabolare. Quando l’articolazione non si muove correttamente per molto tempo, si degenera più facilmente;
  • Condizioni di epifisiolisi: si tratta di una patologia che insorge nell’età della crescita, e consiste in una mal posizione della testa del femore rispetto all’acetabolo.
  • Condizioni di scoliosi: portano ad una alterazione del carico, che non sarà simmetrico ma maggiore in un lato rispetto ad un altro, e quindi comporterà un sovraccarico di una delle due anche;
  • Traumi precedenti: come la frattura del collo del femore, possono alterare la struttura osteo-articolare dell’anca, portando ad una prematura degenerazione cartilaginea;
  • Postura scorretta: stare con le gambe accavallate; non avere il bacino in asse, e altri problemi funzionali a lungo andare possono contribuire alla degenerazione dell’articolazione;
  • Assenza di attività sportiva;
  • Sovrappeso;
  • Ereditarietà.

Quali sono i sintomi specifici

Il paziente che soffre di artrosi di anca si presenta con l’arto inferiore leggermente ruotato esternamente, con un muscolo medio gluteo debole tanto che può verificarsi il tipico “segno del Trendelemburg” (una zoppia tipica). La limitazione del movimento si verifica principalmente nelle direzioni di flessione, e rotazione interna. I muscoli lombari omolaterali (dello stesso lato dell’anca artrosica) appaiono robusti e contratti, questo perché spesso con il sollevamento sono reclutati a compensare il ridotto movimento dell’anca.

Trattamento fisioterapico dell’artrosi dell’anca

Il ciclo di Fisioterapia è sempre presente nel trattamento dell’artrosi d’anca, sia questo volto alla terapia conservativa, sia in fase preoperatoria che postoperatoria.

Il rimedio fisioterapico conservativo può avere molto successo, (che significa ridurre quasi del tutto i sintomi) se si interviene per tempo. In questi casi il fisioterapista avvalendosi dei mezzi fisici come laser, tecar e ipetermia riduce l’infiammazione e stimola la biologi dei tessuti, con tecniche di terapia manuale migliora la biomeccanica articolare e con un training di esercizi specifici stabilizza i progressi ottenuti.

Un’anca che all’esame radiografico presenta un’avanzata condizione osteofitica e una degenerazione importante della rima articolare e del tessuto osseo, può trovare il rimedio definitivo nell’operazione chirurgica.

L’intervento chirurgico: la protesi d’anca

L’intervento di protesi di anca al giorno d’oggi è ritenuto un intervento di media difficoltà. Consiste nell’espiantare la parte di femore che si articola con la cavità acetabolare del bacino e sostituirla con una in metallo. In molti casi viene sostituita anche la cavità acetabolare e in quel caso si parla di Artroprotesi.

Il trattamento fisioterapico post operatorio dura vari mesi, e il tempo di recupero può essere diminuito se si esegue un ciclo di fisioterapia preoperatoria.

Se sei affetto da Artrosi e vuoi trovare un rimedio alla tua condizione, ti aspettiamo al nostro Centro di Fisioterapia a Roma per una valutazione gratuita.

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